I MIRACOLI
1. LA FEDE NEI MIRACOLI Secondo un recente
sondaggio, condotto da un’importante rivista americana, l’85% della
popolazione adulta degli Stati Uniti crede nei miracoli e quasi la metà
dichiara di esserne stata diretta testimone almeno in una occasione. In
realtà, milioni di persone, tutti i giorni, in tutto il mondo, chiedono a
Dio, ai Santi o anche ai defunti di intervenire sulla propria vita.
Naturalmente esistono anche coloro che non credono ai miracoli più di
quanto non credano alla befana o al principe azzurro. Per costoro i
miracoli sono residui della immaginazione infantile, ma per coloro i quali
ci credono, che cosa sono esattamente i miracoli? Molto spesso il
termine “miracolo” viene usato a sproposito. Si dice, ad esempio, che il
portiere della squadra del cuore, evitando un goal sicuro, abbia compiuto
un autentico miracolo. Si è trattato veramente di un miracolo? Sicuramente
no, è semplicemente un modo di dire. In verità di frequente, nel
linguaggio comune, si fa uso del termine “miracolo” per descrivere un
fatto indubbiamente eccezionale, ma al quale non si può certo dare la
qualifica di miracolo. Nel caso sopra citato il portiere è stato molto
bravo (e forse anche un po’ fortunato), ma non ha certamente compiuto un
miracolo. Facciamo un altro esempio. Vincere al Superenalotto è
oggettivamente molto difficile, ma se una persona vince dobbiamo pensare
al miracolo oppure ritenere che, date le regole del gioco, qualcuno ogni
tanto debba pur vincere? Spesso, quando si
parla di miracoli, si fa riferimento ad eventi che non presentano
necessariamente carattere religioso, ma semplicemente escono
dall’ordinario al punto da essere notati e suscitare in molti meraviglia e
stupore. Per il credente, invece, l’evento definito miracoloso è un
messaggio, un fatto in cui scopre l’intervento di Dio in suo favore.
Una settimana dopo il
terremoto un uomo viene estratto dalle macerie ancora vivo. Egli dichiara,
dopo essere stato portato in salvo, di aver tanto pregato Dio il quale gli
ha fatto la grazia di salvarlo. Ma tutti gli altri – ci si chiede – tutti
quelli che sono morti, siamo sicuri che non abbiano pregato anche loro
chiedendo a Dio di salvarli? Non lo sapremo mai, ma è certo che se si
fossero salvati avrebbero dichiarato che la loro salvezza era effetto
della preghiera. C’è chi si salva
perché prega, c’è chi prega e non si salva e c’è anche chi non prega e si
salva lo stesso. Uscire vivo dalle macerie dopo una settimana è veramente
di un miracolo? Indubbiamente per quella persona si sono messe in atto
molte coincidenze fortunose, ma il suo anche in questo caso non può essere
definito un miracolo. Per miracolo si deve intendere qualche cosa che
supera le potenzialità ordinarie dell’uomo violando le leggi di natura.
Per San Tommaso d’Aquino, ad esempio, miracolo era “tutto ciò che avviene
per intervento divino scostandosi dall’ordine normale delle cose”. Quindi,
nel caso della persona che è uscita indenne dalle macerie del terremoto,
si sarebbe trattato di un miracolo se essa fosse uscita viva non dopo
sette, ma dopo settanta o settecento giorni, perché si può sopravvivere
senza bere e mangiare per sette giorni, ma non per due mesi o più. Solo in
quest’ultimo caso si sarebbe trattato infatti di un evento contro natura,
fuori dall’ordine normale delle cose e quindi di un autentico miracolo.
2. DIVERSI TIPI DI
MIRACOLO Potrebbe essere
definito “miracolo” il realizzarsi non già di qualcosa di eccezionale, ma
di normalmente impossibile. Un vero miracolo potrebbe essere ad esempio il
riformarsi del braccio di una persona a cui esso sia stato amputato: penso
che far ricrescere un braccio o anche solo un dito, per un Dio che è
capace di ben altre prodezze, come quella di far risuscitare i morti,
sarebbe un gioco da bambini. Questo gesto, oltre tutto, servirebbe per
chiudere definitivamente la bocca a tutti gli scettici e i dubbiosi che
non credono nelle guarigioni miracolose. Ma un evento del genere non si è
mai verificato: esso avrebbe suscitato nei mass-media un clamore superiore
a quello che accompagna lo scioglimento del sangue di San Gennaro. I miracoli (dal latino
mirari, “guardare con stupore”) sono presenti in quasi tutte le
religioni, ma soprattutto in quella cristiana che sull’essenza del
soprannaturale fonda il messaggio evangelico. Nel Nuovo
Testamento sono menzionati molti
miracoli compiuti da Gesù Cristo, come la moltiplicazione dei pani e dei
pesci o le guarigioni degli infermi, ma il miracolo più importante è la
sua stessa resurrezione. Ora però, se un
miracolo fosse effettivamente la violazione delle leggi di natura i
miracoli non dovrebbero essere accettati non solo dalla scienza, ma
nemmeno dalla Chiesa. La scienza non accetta tutto ciò che viola le leggi
di natura semplicemente perché violare quelle leggi significherebbe
sovvertire l’ordine naturale delle cose. Prendiamo ad esempio la legge in
base alla quale non è possibile superare la velocità della luce. Ebbene
questo limite non è raggiungibile non solo e non tanto per motivi di
ordine tecnico (si tratterebbe di viaggiare a un miliardo di kilometri
all’ora, una velocità diecimila volte superiore a quella massima
raggiungibile attualmente), ma per ragioni molto più profonde connesse con
il comportamento stesso della materia. La teoria della relatività di
Einstein suggerisce un fatto che si è potuto anche sperimentare
direttamente e cioè che a mano a mano che un corpo accelera, la sua massa
aumenta al punto che se raggiungesse la velocità della luce la sua massa
diventerebbe infinita. Ma ciò è assurdo perché per spingere un corpo di
massa infinita servirebbe una forza infinita e nell’Universo non esiste né
massa infinita né energia infinita, necessaria per spingere un corpo di
massa infinita.
Facciamo un
altro esempio. Esiste una legge di natura che afferma che l’entropia (cioè
il disordine) dell’Universo aumenta sempre, qualsiasi cosa si faccia.
Questo significa ad esempio che il bicchiere ha la tendenza naturale a
cadere a terra e a rompersi in mille pezzi. Non può succedere invece che i
frammenti di vetro si rimettano spontaneamente insieme per riformare il
bicchiere e consentirgli di rioccupare intatto il suo posto sul tavolo dal
quale era caduto. Se ciò avvenisse, come si vede a volte in un film girato
al contrario, si tratterebbe di un autentico miracolo. Credo peraltro che
nemmeno un bambino si lascerebbe ingannare dal bicchiere che ricompone i
pezzi e si ripresenta integro sul tavolo, o pensi che il prestigiatore
tagli veramente a metà la “vittima” volontaria del suo spettacolo per poi
riattaccarne le parti. Ma vi sono anche
delle semplici constatazioni che permettono, a chi non ci crede, di
considerare improbabili i miracoli. Per esempio la Madonna, che è apparsa
migliaia di volte, non si è mai mostrata a chi non crede in lei. Ha anche
evitato i Paesi di fede islamica come l’Arabia Saudita o l’Egitto o di
fede luterana come i Paesi scandinavi mentre ha sempre prediletto Paesi a
tradizione cattolica. La stessa cosa vale ovviamente anche per le altre
religioni i cui miracoli si compiono solo nella propria zona di influenza.
I diffidenti nei
confronti dei miracoli fanno anche considerazioni di altro tipo per
rafforzare il loro scetticismo. Essi hanno notato ad esempio che la
Madonna, come gli UFO, appare quasi sempre a persone semplici, di scarsa
cultura o a bambinelli analfabeti, mai ad un convegno di scienziati.
Constatano inoltre che i miracoli in tempi passati erano molto più
frequenti di quanto non siano oggi, in cui è aumentato il numero di coloro
che pretendono prove rigorose su ciò che si afferma. L’ex illusionista
James Randi, ad esempio, ha promesso un premio di un milione di dollari a
chi fosse in grado di rispondere ad alcune domande dimostrando quelle doti
di chiaroveggenza di cui costoro si fanno vanto: nessuno si è mai
presentato per reclamare il premio. Desta sospetto anche
il fatto che sui luoghi miracolosi si avvia sempre una industria
redditizia legata all’evento prodigioso che diffonde benessere nella
popolazione e crea tutto intorno, più che devozione, una specie di
“miracolo economico”.
Ma nemmeno i credenti,
a rigore di logica, dovrebbero prestare fede ai miracoli perché essendo il
creato opera di un Ente perfetto è perfetto anch’esso e tale da non
tollerare aggiunte, sottrazioni o cambiamenti di alcun genere. La vera
grandezza di Dio sarebbe quindi quella di mantenere le leggi della natura
che egli stesso ha stabilito così come sono e di non cambiare
arbitrariamente il corso di ciò che proprio Lui ha organizzato con
precisione assoluta. Se per caso Dio cambiasse l’ordine del mondo con un
miracolo questo dovrebbe essere interpretato non come un atto di forza, ma
di debolezza. Non vale nemmeno la convinzione che hanno certe persone del
fatto che Dio salva solo i più buoni: in Africa muoiono bambini a migliaia
tutti i giorni e sono tutti bambini buoni! La verità è che il vero
credente non dovrebbe avere bisogno dei miracoli per rafforzare la sua
fede, proprio come per il non credente non sono sufficienti mille miracoli
per fargli cambiare idea.
3. IL MIRACOLO DIVENTA UN BUSINESS
Il credente di fede
cattolica, quando parla di miracoli, spesso fa riferimento a luoghi sacri
come Lourdes, Fatima, San Giovanni Rotondo, o meglio a quei santuari in
cui tutti gli anni milioni di persone si recano in pellegrinaggio per
chiedere protezione o guarigione dalle malattie. Lourdes è il più famoso
di tutti. Qui, nel 1858, una pastorella quattordicenne analfabeta, di nome
Bernadette, ebbe numerose visioni della Madonna. Nella grotta in cui
sarebbero avvenute le apparizioni sgorga oggi una sorgente che i fedeli
ritengono miracolosa. Dopo un’inchiesta canonica che dichiarò tali visioni
veritiere, la Chiesa autorizzò il culto pubblico della Vergine di
Lourdes.
La Chiesa si è sempre
dimostrata molto prudente (fin troppo) nel riconoscere guarigioni
miracolose e anche nel caso della località francese i miracoli
riconosciuti ufficialmente sono stati pochi. Su una stima di circa 100
milioni di fedeli recatisi a Lourdes in più di 140 anni la Chiesa ha
riconosciuto solo 66 guarigioni su 6000 casi esaminati. Si tratta di una
percentuale veramente irrisoria (0,00007 per cento), un valore addirittura
inferiore alla regressione spontanea del cancro rilevata dalla medicina
ufficiale. Come è facile comprendere si tratta di un dato che pone armi
ulteriori in mano agli scettici. La più evidente contraddizione delle
presunte proprietà taumaturgiche dell’acqua di Lourdes viene proprio da
Bernadette la quale, dopo una vita molto travagliata, morì a soli 35
anni. Attualmente la
posizione della Chiesa cattolica nei confronti dei miracoli consiste non
tanto nel valutare l’effetto fisico in sé, come potrebbe essere quello di
una statuina della Madonna che versa lacrime di sangue, ma le conseguenze
spirituali che quell’evento produce, ovvero la conversione e la preghiera
della gente. I miracoli, in altre parole, non sarebbero niente di
eccezionale, ma dimostrerebbero semplicemente l’interesse e il
coinvolgimento di Dio nelle vicende terrene. Sulla stessa linea si
pone un frate benedettino buon conoscitore della fisica il quale, per
rispondere alle critiche di coloro che vorrebbero i miracoli come fenomeni
che avvengono violando le leggi di natura, avanza l’ipotesi che Dio nel
fare i miracoli in realtà non violi affatto quelle leggi, ma si serva di
esse per inviare segnali all’uomo. Ad esempio, gli inusuali movimenti del
Sole che accompagnarono l’apparizione della Madonna a Fatima non sarebbero
stati altro che un fenomeno di rifrazione conseguente alla presenza di
nubi che avrebbero formato davanti al Sole una specie di lente. Allo
stesso modo le guarigioni miracolose non sarebbero qualche cosa che la
scienza non è in grado di spiegare, ma semplicemente un segno, un
messaggio rivolto più agli altri che al diretto interessato. In questo
modo, però, i miracoli non sono più miracoli: sono atti di fede. fine |